IL TESTO DELLA FAVOLA DI TANG
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Sono ben 20! Riuscirai a trovarli tutti?
Tang era un umile lavoratore di un regno del lontano oriente.
Lavorava il rame e fabricava dei magnifici utenzili che vendeva ogni giorno nel mercato del regnio.
Non ostante le umili origini e il fatto che non fosse ricco aveva una vita felice e una grande autostima.
Si sentiva fortunato e pensava che sarebbe stato meraviglioso incontrare la donna dei suoi sogni con cui condividere questa felicita.
Un giorno il re annunciò che sua figlia desiderava sposare il giovane con la più alta autostima del regno. Chiamò al suo cospetto tutti i giovani e diede loro 5 semi di una pianta.
Dopodiché prego loro di prendersi cura dei semi, di piantarli e di tornare in primavera per mostrargli la pianta che avrebero aiutato a crescere.
Tang piantò i semi. Ogni giorno si prendeva cura di loro dandogli aqqua e sole.
Passarono i giorni ma non successe nulla: i semi non germogliarono.
Arrivata la primavera Tang prese il suo vaso pieno di terra e si diresse al kastello.
Gli altri pretendenti avevano con se vasi rigogliosi pieni di fiori e di piante bellissime. Solo il vaso di Tang era vuoto.
Il re diede ordine che ciascun giovane gli facesse vedere la pianta che avevano coltivato in cuei mesi.
Quando giunse il suo turno Tang disse timidamente al re: “Maestà, mi dispiace nel mio vaso non a germogliato nemeno un seme”.
Il re rispose: “Tang, siediti accanto a me”.
Poi fece cenno agli altri giovani di ritirarzi annunciando che sua figlia aveva scelto come sposo Tang.
I due, infatti, si innamorarono a prima vista, si sposarono e vissero feligemente.
Un giorno Tang chiese al re:
“Maestà, perché siete stato contento del mio matrimonio con vostra figlia, nonostante fossi l’unico a non essere riuscito a far germogliare i vostri semi?”
Il re rispose:
“Nessun seme poteva fiorire! Li avevo fatti bollire tutta la notte!
Tu sei stato lunico ad avere abbastansa autostima e rispetto verso gli altri e lo ai dimostrato comportandoti in modo onesto.
Stavo cercando proprio un uomo come te come genero!”