Cornelius Pallard Custode di FairPlay4U
L’idea del fair play non nasce nello sport.
Come la stessa parola “sport” non nasce dallo sport, ma dal genio creativo di due letterati di altissimo spessore come Giovanni Boccaccio e William Shakespeare. Il primo parla di diporto nel Decamerone e quindi desport, deporte, sport infine tra gli inglesi. Il secondo nelle sue commedie, quando definisce il gioco leale tra i protagonisti “Fair Play”.
In realtà gli inglesi hanno trasformato il concetto “shakespeariano” di lealtà, fair play in un assist per fare della competizione agonistica un evento gestibile e accettabile giusto alla fine del Settecento e poi nell’Ottocento con particolare riferimento al mondo del rugby, che ancora ne è particolarmente caratterizzato.
Via via la parola composita “fair play” è divenuta una chiave di accesso ai comportamenti etici, non soltanto per lo sport.
Ecco perché “fair play” in tutte le declinazioni possibili può agevolare la rinascenza di una società civile sempre più in crisi per vari motivi.
L’impegno di tutti per una società educata.
Mutuandoli dallo sport si trasferiscono nella società civile i principi e i valori del Fair Play, fatti di rispetto, tolleranza, inclusione, integrazione, responsabilità sociale. Valori che invitano tutti – Istituzioni, famiglie e singoli cittadini – a impegnare le proprie forze nella logica della prevenzione, della ottimizzazione e della razionalizzazione di quanto può essere fatto, mettendo i principi etici alla base delle proprie decisioni e facendo in modo che le azioni siano sempre coerenti con essi.
Non possiamo aspettarci una particolare sensibilità culturale o un forte senso civico, il rifiuto del bullismo e dell’assunzione di droghe se non ci si impegna tutti a ristabilire il giusto ruolo dell’educazione civica nelle scuole, in famiglia, nelle Istituzioni, nella società in genere.
Non possiamo aspettarci una popolazione in salute – in particolare la fascia degli adolescenti – se, chiusa la medicina scolastica e soppressa la visita con il servizio di leva, c’è chi passa dal pediatra al medico di base, ormai adulto e con problemi irreversibili che possono rispondere a obesità, diabete, ma anche dipendenze come quella al tabacco, all’alcol o alle droghe.
Non possiamo aspettarci che ci sia una adeguata frequentazione di teatri e musei, se le materie artistiche, la storia, le lingue classiche – come il greco e il latino – non vengono giustamente valorizzati.
Non possiamo pensare a comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente, nello smaltimento dei rifiuti, nello stile di guida sulle strade, piuttosto che il rendimento sul lavoro e la gestione politico amministrativa del Paese, se la cultura di base del rispetto delle regole, della lealtà dei comportamenti non viene adeguatamente promossa.
Attivarsi, ciascuno in base alle proprie competenze.
La nascita della Comunità di docenti e genitori “Fair Play Friends” promossa dall’Accademia del Fair Play, riconosce al gruppo educativo scuola-famiglia, il ruolo fondamentale di ambasciatore di buone pratiche presso bambini e ragazzi di tutte le età.
Lo sport, la passione sportiva non possono passare per tifoserie colluse con la criminalità, ma diversamente per un Dipartimento ministeriale dello Sport e da Enti preposti come il CONI, che dovrebbero esercitare il proprio ruolo di garanti nei confronti dell’aspetto sociale dello sport.
Coniugare etica e fair play con la finanza, piuttosto che con la previdenza, garantire una corretta informazione, sempre attraverso l’etica della comunicazione non sono altro che tante facce di una stessa medaglia.
Quella del Fair Play.